martedì 12 aprile 2011

In a dark time, the eye begins to see.





L'estrema sofferenza può rivelarsi della massima importanza per il processo creativo.
L'ipomania e la mania spesso producono idee e associazioni, inducono a stabilire contatti con la vita e con gli altri, suscitano energie frenetiche e entusiasmi, infine diffondono sulla vita una tonalità estatica, più che cosmica.
La melanconia, invece, tende a imporre un ritmo più lento, a raffreddare gli ardori e a guardare con spirito nuovo i pensieri, le osservazioni e i sentimenti sorti nei momenti di maggiore entusiasmo.
Una lieve melanconia può essere un elemento equilibrante e può anche fungere da istanza critica che induce a "rivedere" il lavoro svolto in stati più febbrili.
La depressione sfronda e cesella, rimugina e pondera, insomma, frena e mette a fuoco il pensiero.
Essa consente di strutturare, a un livello più fine, le ampie trame tessute nel corso dell'ipomania.
(...)
Recenti ricerche hanno mostrato che le osservazioni e le convinzioni formate nel corso di stati di leggera depressione sono effettivamente più aderenti alla "realtà" di quanto siano gli stati d'umore normali, mettendo in evidenza come e in quale misura si tenda, nella vita di tutti i giorni, a ignorare più o meno volutamente il lato oscuro delle cose e avvalorando l'idea espressa da T. S. Eliot, che "il genere umano non sopporta troppa realtà".
Il dolore e la depressione, nel bene e nel male, costituiscono spesso il cuore della vita:
l'Inferno, "come la caverna di Platone, è il luogo in cui tutti gli uomini finiscono per conoscere se stessi".

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